EMOZIONI AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

COS’E’ LA PAURA?

 

La paura è un’emozione potente e utile. E’ la normale risposta ad una minaccia. E’ stata selezionata per permettere di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale ad evitarli. La sua funzione è adattiva, come per tutte le emozioni, ed ha permesso l’evoluzione della specie. Permette di valutare il pericolo, di attivare un comportamento, di comunicare con gli altri membri della propria specie, di adattarsi all’ambiente, nel migliore modo possibile.

Le emozioni negative sono particolarmente utili proprio perché si presentano di fronte ad un pericolo, una minaccia, e ci fanno attivare immediatamente per sopravvivere. In questo momento storico è grazie alla sana paura che stiamo adottando nuove abitudini come ad esempio, lavarci accuratamente le mani per evitare il contagio.

QUANDO LA PAURA NON E’ UTILE

 

Nella situazione attuale la paura spesso però, diventa angoscia, panico e finisce per danneggiarci. In assenza di informazioni certe, con il cambiamento repentino della nostra quotidianità, i progetti messi in stand by, la preoccupazione per la nostra salute e quella dei nostri cari, l’isolamento o al contrario la forzata convivenza, la mente è portata a rimuginare in continuazione. Questi pensieri producono angoscia e siamo portati a reagire. Questa reazione però è spinta da pensieri catastrofici e negativi sul futuro. Perdiamo il contatto con il soggetto del pericolo, rischiando di ingigantirlo, di trasformarlo in qualcosa di irreale e incontrollabile. La paura che si trasforma in ansia, in questi casi è disadattiva, facendoci agire impulsivamente senza riflettere e facendoci fare gesti sconsiderati come la cronaca quotidiana ci sta raccontando: persone positive che fuggono in un’altra regione, situazioni di violenza e pestaggi. Mentre la paura è il frutto di un ragionamento logico, l’acting out è impulsività e non ha piena aderenza alla realtà.

Rispondere in maniera logica ad una domanda probabilistica come quella del futuro, scatena un circolo vizioso con un grande dispendio di energie. Il fatto è che il futuro non è prevedibile e cercare di rispondere in questi casi non fa altro che alimentare i nostri dubbi invece di risolverli. Diceva Kant che non esistono risposte intelligenti a domande stupide. Per questo motivo in questi casi è utile bloccare le risposte. Solo così possiamo evitare di entrare nel loop dei nostri pensieri catastrofici. Questi pensieri continui apparentemente sono orientati alla soluzione ma si riducono solo a pensieri soffocanti che paralizzano l’azione e amplificano le emozioni negative. La persona si ritrova a ad organizzare qualsiasi percezione e informazione mediante il filtro e la lente deformante della paura.

Questa ruminazione mentale è considerata una strategia di evitamento emozionale. Questo è uno stile cognitivo che porta ad un alto rischio di sviluppare fenomeni depressivi. Questo continuo pensare e cercare di informarsi per mantenere il controllo, riduce temporaneamente l’intensità delle emozioni e fornisce momentaneamente sollievo, illusione della salvezza dalla paura. In realtà dobbiamo considerarlo un vero complicatore di problemi.

 

QUANDO I PENSIERI NEGATIVI SONO CONTINUI

 

Si crea un circolo vizioso di malessere fatto di apprensione, irrequietezza, palpitazioni, tremori, difficoltà a respirare normalmente. Se poi queste manifestazioni iniziano a presentarsi quotidianamente il sistema immunitario si indebolisce e il rischio di patologie aumenta (sia fisiche che psicologiche).

Per le emozioni vale lo stesso principio di “Archimede”: negare di avere paura equivale a ricevere una spinta dal basso verso l’alto pari alla forza che abbiamo impegnato per negarla. più la reprimiamo quindi e più le diamo forza, rischiando di farla diventare angoscia e terrore.

Una paura può essere affrontata, ma l’ansia, l’angoscia e le fobie hanno bisogno di essere “addomesticate”. Cercare di diventare consapevoli del nostro dialogo interno, dello stile cognitivo che utilizziamo può essere utile. E’ altresì funzionale avere un atteggiamento di ascolto e di accoglienza verso le nostre emozioni senza giudizio. E’ normale provarle, siamo esseri umani… Dopo averle accolte e riconosciute è importante lasciarle andare senza tentare di risolverle, controllarle o nasconderle.

E’ fondamentale trovare la capacità di innescare attivamente un equilibrio di fronte a questi eventi. La sana paura ci protegge e ci fa adottare soluzioni responsabili.

LA RESILIENZA COME RISORSA

 

In questi casi ci viene in soccorso la resilienza. La resilienza ha a che fare con l’abilità di un individuo a superare in modo efficace le situazioni avverse, di risollevarsi dopo una crisi, di rinascere dopo un trauma, adattandosi alle nuove circostanze. La resilienza non coincide con la resistenza. Essere resilienti non significa resistere a tutti i costi, senza farsi scalfire, ma essere flessibili, sapersi piegare senza spezzarsi, per poi rialzarsi.  Significa non rassegnarsi alla passività sentendoci in balia del destino. Cosa cambierebbe se provassimo a porci di fronte alla percezione del pericolo che la situazione ci sta facendo vivere non solo come una minaccia ma anche come una sfida?

COME AFFRONTARE LA PAURA DELL’INCERTO STRUTTURANDO LE NOSTRE GIORNATE

 

Tutto parte dalla nostra capacità di strutturare il tempo. Berne parlò dell’importanza della strutturazione del tempo della nostra vita come fonte principale di malessere o di benessere: mantenere dei sani rituali e passatempi, continuare a restare attivi, sono alla base del nostro sistema endorfinico e quindi del nostro benessere fisico, mentale ed emotivo. Quando si fa attività fisica, ad esempio, l’organismo produce una quantità di endorfine fino a cinque volte superiore rispetto a quando è a riposo. Le endorfine, conosciute anche come “ormoni della felicità”, sono una fonte di benessere per il corpo e per la mente.

E’ importante quindi in questo periodo di quarantena cercare di coltivare pensieri positivi, di distrarsi dalla problematica facendo attività piacevoli. Coltivare le relazioni sociali anche a distanza, leggere, fare sport, ballare e mantenere il più possibile una routine, avere un’alimentazione sana, non parlare solo di Coronavirus…

Lo stato di paura invece, fa rilasciare il cortisolo, che non a caso è chiamato l’ormone dello stress. In realtà il cortisolo è un’arma di difesa che il nostro organismo mette in atto. Il cortisone però, a seguito di uno stress prolungato, indebolisce alcuni anticorpi che provocano un’infiammazione. Quindi nel breve termine il rilascio di cortisolo è utile, ma a lungo andare ci fa entrare in una spirale che ci fa diventare più sensibili alle infezioni, sia esse di natura virale che batterica.

Alcune persone nascono con una capacità intrinseca di affrontare i cambiamenti e le emergenze e proprio in quei casi riescono a dare il meglio di sé ma la resilienza può essere appresa, basta modificare le nostre abitudini.

Un’altra capacità che ci caratterizza come persone resilienti è la capacità di chiedere aiuto se lo sentiamo necessario. Condividere alcune preoccupazioni e paure può essere utile, per vedere alcune situazioni in una nuova prospettiva e con la giusta distanza.

Se senti di vivere una situazione di particolare disagio puoi chiedere ai professionisti della nostra associazione una consulenza on line.

 

Dott.ssa Simona Di Giulio, Psicologa

ASSOCIAZIONE SCACCIAPENSIERI

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